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bambini sapete cosa è successo a parigi?
giuseppe caliceti da "Il Manifesto" articolo del 22.01.15

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Bisognerebbe par­lare con i bam­bini di quello che avviene fuori dalla scuola ogni giorno. Di tutto quello di cui loro sen­tono l’esigenza di par­lare. E’ quello che cerco di fare e di testi­mo­niare ogni set­ti­mana, da diversi anni, nella mia rubrica su Il mani­fe­sto inti­to­lata «I bam­bini ci par­lano». Ma ci sono casi spe­ciali in cui è impos­si­bile non ascol­tare e par­lare con i bam­bini di quello che arriva da fuori dalla scuola. La realtà, attra­verso la forza dei media, irrompe in modo dirom­pente anche nella vita sco­la­stica e i bam­bini ripor­tano le noti­zie apprese dalla tv o dai grandi. Come docenti non si può fingere di essere sordi o vol­tarsi dall’altra parte. Meglio par­larne insieme. Farli par­lare. Rispon­dere alle loro domande.
                                                                                                                                
Nel caso dell’attentato ter­ro­ri­stico a Parigi, si sono ripro­po­ste tema­ti­che simili a quelle a cui ogni docente ita­liano aveva già assi­stito dopo l’attentato ter­ro­ri­stico delle torri gemelle negli Stati Uniti. Primo tra tutti: l’islamofobia. Avendo a che fare da anni con classi mul­tiet­ni­che, ancora una volta, in que­ste set­ti­mane, ho assi­stito al disa­gio, all’imbarazzo, al senso di colpa soprat­tutto dei bam­bini di fede musul­mana.
Mi dite bene cosa avete sen­tito bene dai vostri geni­tori o in tv? «C’è stato un assas­sino. Ha fatto una bomba e dopo ha ucciso dei fran­cesi». «E’ suc­cesso a Parigi, l’ho visto in tv». «Ho visto delle donne che pian­ge­vano». «Io ho visto che dopo hanno fatto la mar­cia della pro­te­sta». «Ma li hanno presi i…». «Sì, hanno ucciso gli assas­sini». «Sono stati i ter­ro­ri­sti». Mi dite chi sa cosa sono i ter­ro­ri­sti? «Sono quelli che ucci­dono». «Sono i cat­tivi». «Erano quelli che non cre­dono in Dio, in Gesù…».


Occorre farsi rac­con­tare dai bam­bini ciò che sanno per­ché spesso è ciò che hanno capito di quanto sanno o cre­dono di sapere. Come è d’altra parte per gli adulti. Occorre con­fron­tare la loro nar­ra­zione, spesso sche­ma­tica e sba­gliata, con la nar­ra­zione media­tica, che spesso, in que­sti casi, è altret­tanto sche­ma­tica, sem­pli­fi­cata, errata. Occorre poi, come docenti e come adulti, ras­si­cu­rare i bam­bini e pro­muo­vere quel dia­logo che è l’antidoto numero uno a ogni pic­cola grande violenza.

Con­cludo con una poe­sia dell’amico fila­stroc­chiere Bruno Togni­lini, che ho uti­liz­zato spesso con bam­bini e adulti per ini­ziare una discus­sione insieme dopo aver ascol­tato brutti fatti di cro­naca legati a guerre, ter­ro­ri­smo, atro­cità varie.

​Eccola:
La guerra è una bambina
che non vuole cose matte
solo alzarsi alla mattina
non col sangue, con il latte.



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